lunedì 6 luglio 2009

scrivere di corsa


Scrivere di corsa: scrivere velocemente, o scrivere dei pensieri sulla corsa.
La velocità nei nostri tempi è un must, tutto deve essere “presto”, e possibilmente “bene”, senza errori omissioni imprecisioni. La performance è ciò che conta, ma scrivere di corsa, velocemente, tanto per riempire un foglio non è la mia ambizione, quindi è trascorso un po' di tempo dall'ultima volta in cui ho scritto. Durante questo periodo, quasi quattro mesi, tante cose sono successe, altre sono cambiate, ma ho sempre cercato di mantenere alta la mia motivazione a correre, tuttavia in maniera piuttosto altalenante, una motivazione molto spesso messa a dura prova da impegni troppo pressanti, da impegni familiari, dal poco tempo a disposizione, da noiosi imprevisti (i fastîdis, come noi friulani li definiamo!). Ma imperterrita, ho continuato a correre: la Stramilano, la Maratonina dei due Castelli di Trieste, la Coppa Friuli, i Master di Atletica leggera (in cui ho vinto assieme alle mie compagne un'inaspettata medaglia d'argento nei 4x100) e di recente il torneo Gortani e Coppa Provincia. Come elenco, quale effettivamente è, rientra nello scrivere di corsa, velocemente. Tuttavia non si tratta solo di un elenco arido e sterile come tanti, ma per chi la corsa la vive, è un vero diario, o un log. In ogni gara sono racchiuse esperienze positive e negative, tanta fatica, tante aspettative e soprattutto la soddisfazione di averle portate a termine.
Scrivere di corsa, pensieri sulla corsa: oggi, durante il ritorno dall'ennesima gara della domenica mattina, con una grande stanchezza fisica, provata da un impervio percorso di montagna, ma rilassata e in buona compagnia ho avvertito il desiderio di condividere queste sensazioni, metterle nero su bianco, e trasmettere quanto il mio percorso di corsa, nonostante tutto, sia davvero significativo. E voglio farlo raccontando una gara del torneo Gortani, una gara quasi anonima, corsa oggi in un piccolo paesino della Carnia. Non ci sono tantissimi partecipanti a questa gara, ormai i volti si riconoscono e ci si riconosce, ci si saluta all'arrivo, si scambiano battute, commenti sul percorso, sul tempo, sulla forma fisica, sulle aspettative. Ci si conta, chi c'è, chi non c'è. Si osservano le avversarie storiche, ci si chiede come andrà. Io non ho mai grandi aspettative, fino allo scorso anno la montagna mi faceva paura, le vertigini spesso mi bloccavano. Non ci pensavo neppure a correre in montagna! Ma in un anno molto è cambiato grazie alla costanza. E...essere “costretta” a finire la gara, perché ti sei alzata presto la domenica mattina per farti un'ora di macchina almeno, perché per me è un obbligo morale tagliare la linea del traguardo, a prescindere dal risultato e dalla posizione, perché non vedo l'ora di finire, perché dopo ci sarà la solita allegra compagnia, perché vali qualche punto per la squadra, questo mi dà la forza di non fermarmi e di affrontare quelle salite tremende, oggi piene di fango, scivolose, anche a volte pericolose. Il percorso iniziava con una leggera salitina nel paese, seguita da una bella discesa su asfalto, che mi ha dato la possibilità di riprendere il fiato. Ma le difficoltà dovevano iniziare, dopo una scalinata abbastanza impegnativa ho dovuto vedermela con me stessa... e affrontare le mie paure. Sentiero ripido, stretto, scivoloso, silenzio, nessuno con me, e camminavo. Sono caduta scivolata, ma mi sono sempre rialzata, e alla fine dell'interminabile salita mi sono fermata al ristoro, per recuperare e bere (ma soprattutto per obbedire a chi mi dice sempre che è importante recuperare anche durante la corsa, abitudine che... faccio fatica ad acquisire). Poi affronto la discesa ripidissima, piena di fango i piedi sprofondano. Credevo di essere ultima, ma poi un movimento dietro mi ha confermato che non lo ero. Mi sono fatta forza, un grido di incitamento silenzioso, e via giù verso la seconda metà della gara, sempre più veloce, sempre più felice. L'arrivo in paese, i visi noti delle tue compagne e amiche, il tifo dei bambini, è finita, anche oggi ho fatto la mia gara, non sono arrivata ultima, quindi... missione compiuta. Non vincerò mai, ma mi basta portare a termine la gara, e questa è già una piccola vittoria. Che festeggio con la pastasciutta in compagnia dei compagni di squadra, gustata in un panorama da cartolina, in un prato in mezzo ai boschi. La corsa quindi per me continua ad essere un percorso positivo e di crescita.
Oggi ho corso. Nonostante la certezza che non avrei fatto “risultato”. Nonostante tutto, nonostante tutti, nonostante chi rema contro. Domenica la prossima.
Agnese Amorosi

commenti su podisti.net

Leggere e condividere
scritto da Gian Paolo , 29 Giugno, 2009
In poche righe hai sintetizzato il mio rapporto con la corsa, con la natura, con la gente, con i paesi.
Grazie


...
scritto da Agnese Amorosi , 30 Giugno, 2009
Grazie a te Gian Paolo. La corsa è anche questo: condividere riflessioni. Buone corse.


Da Milano.....
scritto da Davide Sanna , 30 Giugno, 2009
Ciao Agnese,
mi sono avvicinato a questa grande famiglia del running dopo avere praticato sport a discreto livello. Insegno il rugby ai ragazzini, quei ragazzini emarginati da tutti gli altri sport, perchè troppo obesi, troppo magri, troppo timidi o spavaldi...il mio compito e la gioia più grande è quello di farli sentire utili a se stessi e agli altri. Ogni tanto lì porto con me a fare qualche gara podistica per passargli il concetto dello sforzo puro, della fatica. Ho sposato una Friulana e da circa una ventina d'anni mi muovo per piacere attraverso la vostra stupenda terra. Ho girato e giro ancora tanto per lavoro mi sono mescolato con etnie e gruppi diversi, nessuna di queste però riesce ad emozionarmi quanto il tuo Friuli.
Da voi lo sforzo è elevato all'ennesima potenza, la fatica è nel vostro DNA.
Mi trovo e posso fare mio il tuo stile di runners, mi trovo nella gioia di arrivare in fondo ogni Domenica e vincere al di là del tempo percorso, la "NOSTRA" gara. Correre per il piacere d'incontrare gente diversa, correre perchè è il gesto atletico più innato e puro che ci sia. Correre per meritarsi la pastasciutta e un buon bicchiere di vino. Arrivare in fondo e sentire il corpo che si piega livido dalla fatica. Correre per entrare in sintonia con se stessi e creare quel connubbio perfetto tra il corpo l'anima e la mente.
Correre, (come tu scrivi) nonostante tutta una serie di eventi a detta degli altri sfavorevoli, ma non per "NOI" !!!!!!!!
Spero di leggerti ancora qui dentro.
Grazie Davide

domenica 21 giugno 2009

effetti collaterali

Sguardi di commiserazione:
quando arrivi all'uscita dalla scuola a prendere i bambini tutta trafelata perché hai appena fatto un allenamento o ci devi andare...
quando hai fatto una gara e sei contenta, e ti guardano con una specie di disprezzo perché magari non hai vinto nulla, e mai vincerai (e lo sai!)...
quando ti vedono patita per la fatica, e ti dicono che la corsa ti rovina...
quando ti fanno i conti in tasca per quello che spendi per le scarpe e l'abbigliamento...
quando si stupiscono meravigliati perché la domenica mattina sei in gara o fai un'uscita solitaria...
Allora questi forse non sono amici...

martedì 7 aprile 2009

la stramilano era tutta lì...


Un ricordo di gioventù, una gigantografia della Stramilano che propone la sua vera essenza: un coloratissimo fiume di persone che corrono, migliaia di visi tutti uguali ma tutti diversi, ognuno lì con una motivazione diversa, una ragione, una storia, una scommessa, un debito, una promessa, un'abitudine, ma nella loro diversità la corsa li accomunava tutti. Erano lì per correre. Fare qualcosa di diverso. Divertirsi. Combattere per il personal best. Provarci la prima volta. Trascorrere una domenica mattina in allegria, in compagnia, una volta tanto senza pensieri.
Quest'immagine, nascosta nella mente per tantissimi anni, si è risvegliata, del tutto casualmente, mentre “sfogliavo” le pagine di un sito dedicato alla corsa in cui veniva presentata la Stramilano. Avevo già corso un paio di maratonine quindi avrei potuto farcela, si trattava di organizzare tutto nei minimi dettagli. Significava andare fino a Milano, gestire i bambini, la famiglia e la casa durante l'assenza senza pesare troppo sugli aiuti esterni, chiedere i permessi al lavoro, e soprattutto iniziare ad allenarsi, dopo un inverno di corsa “veloce” nelle campestri. Nella mia mente il progetto aveva preso forma: dovevo quindi solo concretizzare questi miei pensieri. Decidere è stato facile, avevo scoperto che anche il nostro presidente ci sarebbe andato; quindi non ho più avuto dubbi e ho fatto tutto per tempo. Solo a questo punto la mia amica del cuore e altre mie “colleghe” di corsa hanno deciso di partecipare alla Stramilano, ed è stato bello seguire anche il loro percorso, le infinite discussioni in pista: gli hotel, chissà se saranno puliti, comodi; il viaggio: a che ora partire, cosa fare a Milano, come trascorrere le ore prima e quelle dopo la gara; il vestiario: cosa portare, come vestirsi in gara, chi andava a prendere gli integratori. Gli amici e i conoscenti sono stati molto presenti in questa fase, hanno condiviso questi momenti e soprattutto ho scoperto che la condivisione di esperienze le fa sembrare più ricche e più importanti, e diventano storie, storie di corsa da raccontare ad altri, durante gli allenamenti, prima delle gare, per smorzare la tensione.
Finalmente abbiamo corso la Stramilano.
Il percorso si snodava nel centro di Milano, lungo viali ampi, di solito pieni di auto, ma che durante la corsa sembravano ancora più larghi. Ci si sentiva piccoli in questi viali, con enormi palazzi che sembravano guardarci correre, piccole formichine piene di entusiasmo con una meta da raggiungere. Ognuno la propria. I Milanesi c'erano, erano in tanti, tantissimi, applaudivano, ci incitavano, soprattutto all'inizio e alla fine del percorso, agli incroci. Nonni con nipoti, persone che uscivano dalla messa, papà mamme e bimbi in bicicletta, o sui passeggini, scenette da una domenica mattina in centro senza auto. Questi Milanesi erano sorridenti, partecipi, calorosi come il sole che ci ha baciato durante tutta la corsa. Tuttavia ho visto altri milanesi, indifferenti insofferenti arrabbiati nervosi litigiosi. Per questi la Stramilano è stata solo disagio, strade bloccate, impossibilità di essere “liberi” di andare dove volevano con la loro auto, è stata un sentirsi in diritto di insultare le forze dell'ordine che cercavano con grande educazione e fermezza di spiegare, convincere, mediare. Ho visto con i miei occhi uno di questi milanesi scendere dalla propria auto, strappare il nastro rosso-bianco che rappresentava il passaggio della Stramilano, e partire in mezzo alla gente che correva. Una scena desolante, misera. Forse quel milanese aveva qualcosa di importante, non potrò mai saperlo, ma non dimenticherò la commiserazione che ho letto nei suoi occhi, né lui saprà mai quanto potrà essergli utile lasciare la sua macchina in garage e una volta tanto approfittare di una bella giornata di sole per farsi una bella camminata.
I ristori ogni cinque chilometri erano sempre riforniti, gli spugnaggi invece per chi era nelle retrovie come me non funzionavano più... tutto finito.
L'arrivo all'Arena Civica sotto un bellissimo sole primaverile è stato suggestivo, appagante, e ancor di più è stato bello ritrovare le altre per raccontarsi la corsa... la medaglia in mano, la mia amica che come sempre, ormai un rito, mi porge l'acqua.
La Stramilano era tutta lì, i preparativi, il viaggio, l'attesa... e poi raccontare, raccontarsi...
Sì, nella gigantografia di un fiume colorato di persone che corrono la Stramilano 09 potrò dire che... c'ero anch'io. Con la soddisfazione di chi ha portato a termine una prova importante. Con la consapevolezza di potercela fare di nuovo sotto altri cieli. Con una rinnovata motivazione. Con la capacità di accettare i propri limiti e una volontà rafforzata.


lunedì 2 febbraio 2009

correvo. corro. correrò


Primavera 2006, bisogno di cambiamenti per sopravvivere allo stress. Inizio a correre, da sola, ma non so perché.
Primavera 2007, dopo un anno di radicali cambiamenti l'unico punto fisso è rimasto la corsa. Corro, sempre da sola, ma non so veramente perché.
Primavera 2008, un'amica continua a dirmi: vieni con me... a correre... con il Gruppo.
Primavera 2009, dopo tre anni corro ancora, da un anno con il Gruppo. E forse ho capito perché.
In un momento difficile della mia vita ho intrapreso un percorso che si è rivelato molto efficace e soprattutto ha arricchito di esperienze positive la mia vita.
Correvo, la corsa era come un nuovo sfondo di una vita stressata e difficile, valvola di sfogo in momenti complicati, era fatica, sudore, ricerca di solitudine. Uno sfondo che a spesso diventa primo piano, sgomitando contro le difficoltà, lo stress, i problemi e quindi mi faceva stare meglio, ma da sola.
Correvo, ma l'obiettivo primario, la voglia di rimanere in forma, andava perdendo consistenza, significatività e vigore. Per un periodo avevo quasi mollato, finché la mia “amica del cuore” dopo almeno un anno o due di continua insistenza, mi ha convinta a provare. La sera in cui mi sono presentata alla coach, proprio quella sera, la mia amica non c'era! Avevo bisogno del suo supporto! Sono una persona poco espansiva, non mi piace mettermi in mostra... e mi sono trovata nella peggiore delle situazioni per me. Da sola ad “affrontare” un gruppo che già vedevo unito. “Non c'è posto per me”, pensavo, irritata delusa frustrata. Stavo pensando di andarmene, poi però mi sono fatta coraggio, e dopo le presentazioni di rito, via in pista. Il resto è storia. Piano piano ho imparato a correre, il “pinguino” - come mi definiva la coach – ha cercato di migliorare, ascoltando i consigli – preziosi – sia della coach che degli esperti, guardando, ammirando, e soffrendo le poche volte che cercava di seguire il loro passo. Poi ho capito che la corsa era una cosa del tutto personale, che dipende molto dalla predisposizione personale e soprattutto dalla costanza.
Corro, e devo ringraziare il Gruppo di cui faccio parte, e il Gruppo dei Podisti in generale, se non mi sento una “schiappa”, se riesco ad affrontare le gare senza sentirmi inutile anche quando arrivo ultima, se non me la prendo quando vengo richiamata all'ordine perché chiacchiero con il “gruppo di siorete”. Grazie alla coach che mi ha fatto provare la corsa in montagna, dove sono riuscita a combattere, in parte, le mie fobie, arrivando in lacrime al traguardo della prima corsa...ma ce l'avevo fatta... Grazie al Gruppo che riesce a rendere uno sport di per sé individuale un momento collettivo, una condivisione di esperienze. Questa esperienza mi ha arricchita molto, mi ha dato modo di conoscere e confrontarmi con tante persone e soprattutto di ri-pensare a me stessa, di mettermi alla prova, di crescere come persona, di conoscere posti nuovi, di riscoprire la mia terra. Mi ha dato la possibilità di trasmettere questa passione ai miei figli, che porto con me agli allenamenti, e che spero continuino a correre anche loro, o comunque che facciano sport con passione. Certo, il tempo dedicato a tutto questo è tanto, ma alla fine si trova il tempo per tutto, è la motivazione che conta. La mia motivazione, dalla fuga dalla realtà di qualche anno fa si è trasformata nella ricerca dello star bene, in gruppo, ma, soprattutto, star bene da sola quando non c'è il Gruppo ad aiutarmi.


Correrò. Questa è la mia forza. 

friends & co