LE MURA DI FERRARA |
...quando il tempo che importa è solo quello atmosferico, allora la corsa diventa l'essenziale.
Bastano queste parole (scritte di getto la sera stessa) per sintetizzare la maratona di Ferrara di domenica scorsa.
Si potrebbe iniziare un dibattito infinito sul senso che può avere partecipare ad una corsa del genere, impegnativa ed esigente, che non perdona se non la si rispetta, con tutto il dispendio di energie e risorse che comporta, consapevole di dover trascorrere molte ore sulle gambe, a soli 20 giorni da un'ultramaratona di 58 km e con la certezza di "fare un tempo" davvero poco edificante (trattengo il commento che è stato fatto sui miei tempi) per dirla in tutta onestà. E' una domanda che anche io mi sono posta più volte sia prima sia dopo. Prima della maratona le solite preoccupazioni e domande che si fanno sempre: ho corso, mi sono allenata abbastanza? ho recuperato quanto fatto prima? sono in grado di affrontarla? quali sono i miei obiettivi? E a queste domande si risponde solo dopo, naturalmente in relazione all'esperienza di quella specifica corsa, positiva o negativa che sia. E quindi, per venire al dunque ...sto cercando di rispondermi. I miei allenamenti negli ultimi tre mesi, subordinati ai ridotti tempi a disposizione, sono stati dedicati a fare solo lunghi e lunghissimi, piuttosto ravvicinati, con l'intenzione di stare molto tempo "sulle gambe". In quanto al recupero, il fatto di riuscire a riprendere immediatamente un ritmo lavorativo piuttosto impegnativo e gli impegni familiari e sportivi fin dal giorno successivo alla precedente gara mi permette di dire che non ci sono stati grossi problemi e che il mio fisico quindi mi ha permesso di affrontare questa successiva maratona positivamente. E l'obiettivo era fare un'altra maratona, impegnare il fisico e la mente per molte ore per prepararli ad uno sforzo ben maggiore come sicuramente sarà un'altra ultra che ho nei miei progetti. In tutto questo, ritornando al titolo del post, il riscontro cronometrico e la ricerca del personal best in questa maratona non avevano nessuna importanza...
.... quindi sveglia presto e accidenti all'ora legale (ma solo per quel giorno e perchè ho dormito pochissimo come sempre) si parte per Ferrara con un po' di sonno, anzi tanto sonno. Solo a metà strada mi accorgo di aver lasciato a casa il Garmin, per cui so già che correrò senza riferiment, però almeno in compagnia. FERRARA: ritiro pettorale in una città piena di podisti colorati, il tempo per cambiarsi e per un veloce caffè, un saluto ai vari podisti friulani presenti e vado alla ricerca del mio "cavaliere", Andrea, con cui mi rendo conto non ho preso appuntamento in un luogo o ad un'ora precisa... Faccio affidamento alla mia memoria e ricordo il numero di pettorale che mi aveva comunicato, e finalmente lo vedo, anzi vedo qualcuno che si sbraccia dalla folla di podisti in attesa della partenza. Ciao, piacere e ... via! I km scorrono veloci, nessuno dei due ha l'orologio, quindi la corsa diventa essenziale, basta andare. Attorno a Ferrara al di là delle antiche mura c'è tanto verde, ci godiamo questo paesaggio primaverile di alberi in fiore e pieni di gemme, di sole che si fa largo e ci scalda; la corsa procede regolarmente, la quasi totale mancanza di traffico ci consente di correre con molta tranquillità. In tante ore parole a fiumi, racconti, confronti, battute... con il passare del tempo anche il caldo cominciava a farsi sentire, finalmente una maratona con il sole! ...cosa che ha lasciato il segno sul mio viso, ora infatti sfoggio la prima abbronzatura da ... maratoneta!
Ma il vero "finalmente" è stato poter correre una maratona in compagnia, per una volta evitando di dovermi far compagnia da sola con i miei pensieri belli e brutti ma chiacchierando tutto il tempo di un'infinità di cose belle e brutte certo, ma almeno un feedback ad esse era garantito. E non è poco! Ringrazio quindi pubblicamente Andrea per la pazienza, per aver sopportato le mie chiacchiere per tanto tempo; ma soprattutto sono felice di avere tra le persone che conosco un amico di tale calibro e di aver avuto la fortuna di correre e condividere qualche ora in serenità podistica assieme a lui.
A poca distanza dall'arrivo un piacevole tifo ad un'altra podista ci ha fatto stampare il sorriso sulle labbra, la vista del km 42 ci ha dato la sicurezza che ce l'avevamo quasi fatta, un ultimo sforzo per entrare nell'edificio del comune (piccola salitella...) e sorridenti siamo arrivati verso il traguardo, sul tappeto rosso, dove purtroppo nessuno porgeva la medaglia come in altre maratone... Mi hanno dato in mano solo la medaglia senza nastro, e questo sì, non me l'aspettavo.
Ma nulla conta se non il fatto di aver superato questa prova, che come avevo anticipato era soprattutto un banco di prova per la mente più che per il fisico, cioè correre senza cercare il tempo, per conoscere il proprio fisico, per andare a sensazione in una distanza considerevole. E all'arrivo, dopo il ristoro dovuto... subito a pensare alla prossima, tanto per confermare la mia essenza di "maratoneta seriale" che forse molti fra coloro che leggono condividono.
All well's well diceva un grande della letteratura inglese, quindi ... alla prossima!
Buone corse
Take care.
PS. Un caro saluto ai bloggers Simone e Anita che finalmente ho avuto il piacere di conoscere di persona e che spero di incontrare ad altre gare magari con più calma.