lunedì 19 ottobre 2009

il battesimo della lunga distanza

Il battesimo della lunga distanza

“Questa volta sono davvero sola”, ho pensato dopo aver parcheggiato a Marano Lagunare. I dubbi mi avevano assalita già durante il tragitto, forte è stata la tentazione di fare dietrofront. A Marano non c'erano ancora molte persone, era piuttosto freddo, ma la vista dalla Vecchia Pescheria, la laguna illuminata dal sole del primo mattino che si stava alzando pieno di promesse erano già una premessa positiva. Scatto la mia prima foto, poi mi guardo attorno. Arriva un organizzatore, mi dice che il pullman partirà puntuale, quindi non c'era da fare altro che aspettare. Un caffè. E poi ho aspettato, paziente, rimproverandomi l'abitudine di arrivare sempre troppo presto. Gli atleti, alla spicciolata, si radunano, si raccontano, come succede sempre prima delle gare. Descrivono il percorso, dicono che è bella, che ne vale la pensa. Mi riconosce un compagno di squadra, Carlo, che non avevo mai visto agli allenamenti. In fin dei conti non ero sola e, riflettendoci, la sensazione di solitudine non appena ti immedesimi nella gara sparisce. Sempre. Il ghiaccio è rotto. Il peggio è passato.
Saliamo sul pullman, si parte. Gli atleti in tutto sono circa una trentina. Leggo i messaggi sul mio cellulare, mi invitano a divertirmi, a non mollare, e soprattutto a non pensare ai tempi. Ascolto stralci di conversazione, la strada è lunga... “questa distanza la percorrerò con le mie gambe” pensavo. Ma il pensiero di abbandonare era rimasto nella mia auto parcheggiata a Marano. Ero lì, pronta ad affrontare una nuova avventura, di corsa. I miei primi 36 chilometri. Il battesimo della lunga distanza. La CormorUltra non competitiva.
A Zugliano ci aspettano gli organizzatori che ci consegnano il pettorale e il pacco gara, contenente una maglietta tecnica. Nonostante sia una non competitiva sono partita con il pettorale n. 108, e mi sono sentita in gara. Cudini, in bicicletta, ci fa da apripista e accompagnatore.
Il via al rintocco delle campane, e l'avventura inizia. Avevo fatto tanti e tanti conti conti prima, vado a 7, vado a 6.30.... invece ho dovuto correre senza supporto tecnologico, dato che il mio Garmin era morto prima di partire. Decido di provare a correre assieme a Carlo, ci eravamo scambiati qualche informazione relativamente alla velocità da mantenere, il tempo, e probabilmente avremmo avuto lo stesso passo.
All'inizio i 36 km ci sono sembrati davvero tanti, ma decidiamo allegramente di porci obiettivi intermedi di 10 km. La nostra andatura ci permetteva di chiacchierare, siamo arrivati al 10° km senza affanno, al 20° km ci siamo detti “bravi”, il passaggio alla mezza in 2 ore circa ci ha dato la carica per continuare così. Velocità di crociera: 6. Il 28° chilometro, per entrambi segna l'ingresso in un territorio mai conquistato: come per gli antichi Romani “hic sunt leones”, di qui in poi può succedere di tutto, io non avevo mai superato i 27, e lui i 28. Proseguiamo, sempre allo stesso passo, arriviamo a 30. Incredibile. Le gambe tengono, l'affanno è gestibile. 32: li guardo, mi dico: dài, manca davvero poco, ma sta' attenta, saranno durissimi. Incontriamo Antonio, è venuto a “prenderci” in bicicletta, ci ha accompagnato fino al traguardo, incitandoci. 34: il traguardo si avvicina, ma la Fatica, quella con la F maiuscola, è arrivata, inesorabile; la prendo per mano, la gestisco, penso al respiro, cerco di mantenere il ritmo, purtroppo in questi ultimi chilometri fortissime folate di vento contrario ci ostacolano. E sembra non finiscano mai, sembrano davvero più di 2 i chilometri alla fine. Carlo è un po' più avanti, ma non lo perdo di vista. Anche lui sta lottando contro il vento. La lunghissima strada sterrata finalmente finisce, si intravede la statale, e dopo quella il centro di Marano e l'arrivo. Non sento più il vento, tento una leggera progressione e raggiungo Carlo; decidiamo di arrivare insieme al traguardo. Lo tagliamo in vero e proprio momento di gloria per entrambi. E' fatta. Abbiamo conquistato i nostri primi 36 chilometri, il battesimo della lunga distanza è celebrato. Le foto di rito, gli abbracci, la felicità. Siamo arrivati a traguardo in 3h 53; la sensazione che fossero più di 36 chilometri è stata confermata, in realtà ne abbiamo percorsi 37,4 (stando al Garmin di una podista che ha corso la stessa gara).
Il percorso della CormorUltra, che costituisce la parte finale della ben più lunga competitiva di 68 chilometri che parte da Buja, si snoda lungo il corso del Cormor. Si alternano tratti di sterrato, di sentiero, di terra battuta, di ghiaia, di erba appena calpestata. Il paesaggio naturale ti accompagna e ti fa compagnia in tutta la sua varietà, le sensazioni che ti invia la natura sono bellissime. Ti trovi a correre nei pioppeti (lì ti senti davvero piccolo), lungo gli argini, passi sotto l'autostrada, in mezzo ad alti arbusti in cui devi andare in fila indiana. Il tempo atmosferico ha contribuito notevolmente alla riuscita della gara, il sole non è mai sparito, ci ha accompagnato anche se a volte in compagnia del vento.
Ottima l'organizzazione gestita egregiamente dal Gruppo Marciatori Udinesi, il percorso era ben segnato, non c'era possibilità di sbagliare; il chilometraggio era segnalato ogni 2 chilometri, i ristori erano sempre forniti di ottimo tè caldo, e di tutto ciò di cui un podista può aver bisogno, anche di persone gentili, sorridenti, interessate alla tua fatica, disposte a darti una mano; lungo il percorso e gli incroci c'era sempre qualcuno a “scortarci” (l'unico punto critico è stato l'attraversamento della Napoleonica). Alla fine pastasciutta, patatine, affettati, birra, vino per tutti. Da rifare sicuramente, anche se molto impegnativa e poco frequentata. Ma vale il detto ”pochi ma buoni!”
Insomma, una gara a tutti gli effetti, l'unico elemento della non competitiva è la mancanza di una classifica, ma non ne ho avuto bisogno. Ho corso per me stessa, mi sono messa alla prova e ce l'ho fatta. Mi pare di essere arrivata sesta tra le donne, ma è un dettaglio...


lunedì 5 ottobre 2009

La mezza maratona di una podista poco efficiente (Buttrio UD)

L'arrivo... due salite, una tosta, l'altra impegnativa: il mio orologio impietoso inesorabile mostra i secondi scorrere veloci, troppo veloci; sono quasi vicina ad abbattere il muro, il fatidico muro delle due ore. Non ce la faccio. Arrivo a 2:00:49.
Ma la grande soddisfazione di aver tagliato il traguardo e di aver fatto il mio Personal Best ripaga ampiamente le mie aspettative, dopo le piccole delusioni provate nelle prove precedenti, soprattutto dopo il deludente – per me risultato della mezza di Udine della scorsa settimana. Naturalmente chi scrive non è una campionessa, ma una podista che corre solo per stare bene e che partecipa alle gare per trascorrere domeniche... alternative in compagnia di chi condivide la sua stessa passione.
Avevo deciso di correre questa mezza maratona solo per esserci a questa sua prima edizione, per spirito di campanilismo, ma davvero senza preoccuparmi molto di tutto il resto. In fin dei conti ne avevo già corsa una la settimana prima... quindi mi apprestavo a correre il solito “lungo” domenicale. Con la differenza che avevo un pettorale con un chip attaccato alla canotta e che al mio arrivo sarei stata “registrata” in qualche database. Ed avere un pettorale fa la differenza rispetto ad un allenamento: mi metto alla prova, gareggio contro me stessa, e imparo a conoscere il mio corpo, i miei limiti, le mie difficoltà; scopro ciò che è da migliorare e ciò che è migliorato rispetto al passato. E' una sensazione positiva, che mi stimola a partire fiduciosa e a mettercela tutta per arrivare al finish, senza abbandonare.
Il percorso si snodava lungo le “strade del vino”, in uno splendido paesaggio quasi autunnale, ma con il calore dell'ultimo sole estivo gradito sulla pelle e non troppo fastidioso. I chilometri si succedevano abbastanza veloci, esperienza nuova per me, correvo bene, sono arrivata al decimo chilometro con qualche minuto in anticipo rispetto alla mia solita media – da “runner poco efficiente”, come lessi in un sito –. Insomma, questa piccola vittoria intermedia mi ha rincuorata, mi ha dato coraggio e mi ha fatto credere nelle mie possibilità. Ho mantenuto quindi questa media e ritmo quasi fino alla fine. Gli ultimi 4 chilometri sono stati difficili, leggermente in salita, e qui mi sono serviti i consigli di Paola, di Oriana, le strategie di chi ha più esperienza di me; non ultimo mi ha aiutata il timore che alla fine Guido mi avrebbe aspramente bacchettata se non avessi fatto meglio, e anche il pensiero di tutti quelli che mi hanno sempre incoraggiato a dare il massimo nei momenti più difficili. Quindi “gambe in spalla e partire” diceva mio nonno, ed è quello che ho fatto. Il resto è storia, un obiettivo insperato (date le premesse) è stato raggiunto e nella mia piccola collezione di medaglie c'è anche questa, bellissima, della prima edizione della Maratona delle Città del Vino.
Voglio spezzare una lancia a favore dell'organizzazione. Tenendo conto che si è trattato di una prima edizione, in luoghi in cui tali manifestazioni non sono all'ordine del giorno, che la cultura locale è più favorevole ed indirizzata verso manifestazioni di altro tipo, e nonostante i piccoli imprevisti lungo il percorso, mi sento di fare i miei complimenti, un bel percorso, un'organizzazione che ha retto e che funziona! Davvero spero che il prossimo anno ci sia la seconda, poi l'anno successivo la terza... E forse in una delle prossime, invece della mezza correrò proprio la Maratona. Naturalmente con i tempi di una podista poco efficiente, ma che arriva al traguardo felice di avercela fatta.
Agnese Amorosi


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