domenica 21 giugno 2009

effetti collaterali

Sguardi di commiserazione:
quando arrivi all'uscita dalla scuola a prendere i bambini tutta trafelata perché hai appena fatto un allenamento o ci devi andare...
quando hai fatto una gara e sei contenta, e ti guardano con una specie di disprezzo perché magari non hai vinto nulla, e mai vincerai (e lo sai!)...
quando ti vedono patita per la fatica, e ti dicono che la corsa ti rovina...
quando ti fanno i conti in tasca per quello che spendi per le scarpe e l'abbigliamento...
quando si stupiscono meravigliati perché la domenica mattina sei in gara o fai un'uscita solitaria...
Allora questi forse non sono amici...

martedì 7 aprile 2009

la stramilano era tutta lì...


Un ricordo di gioventù, una gigantografia della Stramilano che propone la sua vera essenza: un coloratissimo fiume di persone che corrono, migliaia di visi tutti uguali ma tutti diversi, ognuno lì con una motivazione diversa, una ragione, una storia, una scommessa, un debito, una promessa, un'abitudine, ma nella loro diversità la corsa li accomunava tutti. Erano lì per correre. Fare qualcosa di diverso. Divertirsi. Combattere per il personal best. Provarci la prima volta. Trascorrere una domenica mattina in allegria, in compagnia, una volta tanto senza pensieri.
Quest'immagine, nascosta nella mente per tantissimi anni, si è risvegliata, del tutto casualmente, mentre “sfogliavo” le pagine di un sito dedicato alla corsa in cui veniva presentata la Stramilano. Avevo già corso un paio di maratonine quindi avrei potuto farcela, si trattava di organizzare tutto nei minimi dettagli. Significava andare fino a Milano, gestire i bambini, la famiglia e la casa durante l'assenza senza pesare troppo sugli aiuti esterni, chiedere i permessi al lavoro, e soprattutto iniziare ad allenarsi, dopo un inverno di corsa “veloce” nelle campestri. Nella mia mente il progetto aveva preso forma: dovevo quindi solo concretizzare questi miei pensieri. Decidere è stato facile, avevo scoperto che anche il nostro presidente ci sarebbe andato; quindi non ho più avuto dubbi e ho fatto tutto per tempo. Solo a questo punto la mia amica del cuore e altre mie “colleghe” di corsa hanno deciso di partecipare alla Stramilano, ed è stato bello seguire anche il loro percorso, le infinite discussioni in pista: gli hotel, chissà se saranno puliti, comodi; il viaggio: a che ora partire, cosa fare a Milano, come trascorrere le ore prima e quelle dopo la gara; il vestiario: cosa portare, come vestirsi in gara, chi andava a prendere gli integratori. Gli amici e i conoscenti sono stati molto presenti in questa fase, hanno condiviso questi momenti e soprattutto ho scoperto che la condivisione di esperienze le fa sembrare più ricche e più importanti, e diventano storie, storie di corsa da raccontare ad altri, durante gli allenamenti, prima delle gare, per smorzare la tensione.
Finalmente abbiamo corso la Stramilano.
Il percorso si snodava nel centro di Milano, lungo viali ampi, di solito pieni di auto, ma che durante la corsa sembravano ancora più larghi. Ci si sentiva piccoli in questi viali, con enormi palazzi che sembravano guardarci correre, piccole formichine piene di entusiasmo con una meta da raggiungere. Ognuno la propria. I Milanesi c'erano, erano in tanti, tantissimi, applaudivano, ci incitavano, soprattutto all'inizio e alla fine del percorso, agli incroci. Nonni con nipoti, persone che uscivano dalla messa, papà mamme e bimbi in bicicletta, o sui passeggini, scenette da una domenica mattina in centro senza auto. Questi Milanesi erano sorridenti, partecipi, calorosi come il sole che ci ha baciato durante tutta la corsa. Tuttavia ho visto altri milanesi, indifferenti insofferenti arrabbiati nervosi litigiosi. Per questi la Stramilano è stata solo disagio, strade bloccate, impossibilità di essere “liberi” di andare dove volevano con la loro auto, è stata un sentirsi in diritto di insultare le forze dell'ordine che cercavano con grande educazione e fermezza di spiegare, convincere, mediare. Ho visto con i miei occhi uno di questi milanesi scendere dalla propria auto, strappare il nastro rosso-bianco che rappresentava il passaggio della Stramilano, e partire in mezzo alla gente che correva. Una scena desolante, misera. Forse quel milanese aveva qualcosa di importante, non potrò mai saperlo, ma non dimenticherò la commiserazione che ho letto nei suoi occhi, né lui saprà mai quanto potrà essergli utile lasciare la sua macchina in garage e una volta tanto approfittare di una bella giornata di sole per farsi una bella camminata.
I ristori ogni cinque chilometri erano sempre riforniti, gli spugnaggi invece per chi era nelle retrovie come me non funzionavano più... tutto finito.
L'arrivo all'Arena Civica sotto un bellissimo sole primaverile è stato suggestivo, appagante, e ancor di più è stato bello ritrovare le altre per raccontarsi la corsa... la medaglia in mano, la mia amica che come sempre, ormai un rito, mi porge l'acqua.
La Stramilano era tutta lì, i preparativi, il viaggio, l'attesa... e poi raccontare, raccontarsi...
Sì, nella gigantografia di un fiume colorato di persone che corrono la Stramilano 09 potrò dire che... c'ero anch'io. Con la soddisfazione di chi ha portato a termine una prova importante. Con la consapevolezza di potercela fare di nuovo sotto altri cieli. Con una rinnovata motivazione. Con la capacità di accettare i propri limiti e una volontà rafforzata.


lunedì 2 febbraio 2009

correvo. corro. correrò


Primavera 2006, bisogno di cambiamenti per sopravvivere allo stress. Inizio a correre, da sola, ma non so perché.
Primavera 2007, dopo un anno di radicali cambiamenti l'unico punto fisso è rimasto la corsa. Corro, sempre da sola, ma non so veramente perché.
Primavera 2008, un'amica continua a dirmi: vieni con me... a correre... con il Gruppo.
Primavera 2009, dopo tre anni corro ancora, da un anno con il Gruppo. E forse ho capito perché.
In un momento difficile della mia vita ho intrapreso un percorso che si è rivelato molto efficace e soprattutto ha arricchito di esperienze positive la mia vita.
Correvo, la corsa era come un nuovo sfondo di una vita stressata e difficile, valvola di sfogo in momenti complicati, era fatica, sudore, ricerca di solitudine. Uno sfondo che a spesso diventa primo piano, sgomitando contro le difficoltà, lo stress, i problemi e quindi mi faceva stare meglio, ma da sola.
Correvo, ma l'obiettivo primario, la voglia di rimanere in forma, andava perdendo consistenza, significatività e vigore. Per un periodo avevo quasi mollato, finché la mia “amica del cuore” dopo almeno un anno o due di continua insistenza, mi ha convinta a provare. La sera in cui mi sono presentata alla coach, proprio quella sera, la mia amica non c'era! Avevo bisogno del suo supporto! Sono una persona poco espansiva, non mi piace mettermi in mostra... e mi sono trovata nella peggiore delle situazioni per me. Da sola ad “affrontare” un gruppo che già vedevo unito. “Non c'è posto per me”, pensavo, irritata delusa frustrata. Stavo pensando di andarmene, poi però mi sono fatta coraggio, e dopo le presentazioni di rito, via in pista. Il resto è storia. Piano piano ho imparato a correre, il “pinguino” - come mi definiva la coach – ha cercato di migliorare, ascoltando i consigli – preziosi – sia della coach che degli esperti, guardando, ammirando, e soffrendo le poche volte che cercava di seguire il loro passo. Poi ho capito che la corsa era una cosa del tutto personale, che dipende molto dalla predisposizione personale e soprattutto dalla costanza.
Corro, e devo ringraziare il Gruppo di cui faccio parte, e il Gruppo dei Podisti in generale, se non mi sento una “schiappa”, se riesco ad affrontare le gare senza sentirmi inutile anche quando arrivo ultima, se non me la prendo quando vengo richiamata all'ordine perché chiacchiero con il “gruppo di siorete”. Grazie alla coach che mi ha fatto provare la corsa in montagna, dove sono riuscita a combattere, in parte, le mie fobie, arrivando in lacrime al traguardo della prima corsa...ma ce l'avevo fatta... Grazie al Gruppo che riesce a rendere uno sport di per sé individuale un momento collettivo, una condivisione di esperienze. Questa esperienza mi ha arricchita molto, mi ha dato modo di conoscere e confrontarmi con tante persone e soprattutto di ri-pensare a me stessa, di mettermi alla prova, di crescere come persona, di conoscere posti nuovi, di riscoprire la mia terra. Mi ha dato la possibilità di trasmettere questa passione ai miei figli, che porto con me agli allenamenti, e che spero continuino a correre anche loro, o comunque che facciano sport con passione. Certo, il tempo dedicato a tutto questo è tanto, ma alla fine si trova il tempo per tutto, è la motivazione che conta. La mia motivazione, dalla fuga dalla realtà di qualche anno fa si è trasformata nella ricerca dello star bene, in gruppo, ma, soprattutto, star bene da sola quando non c'è il Gruppo ad aiutarmi.


Correrò. Questa è la mia forza. 

friends & co