lunedì 5 ottobre 2009

La mezza maratona di una podista poco efficiente (Buttrio UD)

L'arrivo... due salite, una tosta, l'altra impegnativa: il mio orologio impietoso inesorabile mostra i secondi scorrere veloci, troppo veloci; sono quasi vicina ad abbattere il muro, il fatidico muro delle due ore. Non ce la faccio. Arrivo a 2:00:49.
Ma la grande soddisfazione di aver tagliato il traguardo e di aver fatto il mio Personal Best ripaga ampiamente le mie aspettative, dopo le piccole delusioni provate nelle prove precedenti, soprattutto dopo il deludente – per me risultato della mezza di Udine della scorsa settimana. Naturalmente chi scrive non è una campionessa, ma una podista che corre solo per stare bene e che partecipa alle gare per trascorrere domeniche... alternative in compagnia di chi condivide la sua stessa passione.
Avevo deciso di correre questa mezza maratona solo per esserci a questa sua prima edizione, per spirito di campanilismo, ma davvero senza preoccuparmi molto di tutto il resto. In fin dei conti ne avevo già corsa una la settimana prima... quindi mi apprestavo a correre il solito “lungo” domenicale. Con la differenza che avevo un pettorale con un chip attaccato alla canotta e che al mio arrivo sarei stata “registrata” in qualche database. Ed avere un pettorale fa la differenza rispetto ad un allenamento: mi metto alla prova, gareggio contro me stessa, e imparo a conoscere il mio corpo, i miei limiti, le mie difficoltà; scopro ciò che è da migliorare e ciò che è migliorato rispetto al passato. E' una sensazione positiva, che mi stimola a partire fiduciosa e a mettercela tutta per arrivare al finish, senza abbandonare.
Il percorso si snodava lungo le “strade del vino”, in uno splendido paesaggio quasi autunnale, ma con il calore dell'ultimo sole estivo gradito sulla pelle e non troppo fastidioso. I chilometri si succedevano abbastanza veloci, esperienza nuova per me, correvo bene, sono arrivata al decimo chilometro con qualche minuto in anticipo rispetto alla mia solita media – da “runner poco efficiente”, come lessi in un sito –. Insomma, questa piccola vittoria intermedia mi ha rincuorata, mi ha dato coraggio e mi ha fatto credere nelle mie possibilità. Ho mantenuto quindi questa media e ritmo quasi fino alla fine. Gli ultimi 4 chilometri sono stati difficili, leggermente in salita, e qui mi sono serviti i consigli di Paola, di Oriana, le strategie di chi ha più esperienza di me; non ultimo mi ha aiutata il timore che alla fine Guido mi avrebbe aspramente bacchettata se non avessi fatto meglio, e anche il pensiero di tutti quelli che mi hanno sempre incoraggiato a dare il massimo nei momenti più difficili. Quindi “gambe in spalla e partire” diceva mio nonno, ed è quello che ho fatto. Il resto è storia, un obiettivo insperato (date le premesse) è stato raggiunto e nella mia piccola collezione di medaglie c'è anche questa, bellissima, della prima edizione della Maratona delle Città del Vino.
Voglio spezzare una lancia a favore dell'organizzazione. Tenendo conto che si è trattato di una prima edizione, in luoghi in cui tali manifestazioni non sono all'ordine del giorno, che la cultura locale è più favorevole ed indirizzata verso manifestazioni di altro tipo, e nonostante i piccoli imprevisti lungo il percorso, mi sento di fare i miei complimenti, un bel percorso, un'organizzazione che ha retto e che funziona! Davvero spero che il prossimo anno ci sia la seconda, poi l'anno successivo la terza... E forse in una delle prossime, invece della mezza correrò proprio la Maratona. Naturalmente con i tempi di una podista poco efficiente, ma che arriva al traguardo felice di avercela fatta.
Agnese Amorosi


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